13 novembre 2006

Re: Rossi (Verdi-Comunisti Italiani)

"Anche i lavoratori, sono interessati ad un risanamento della finanza pubblica e ad un miglior equilibrio tra debito e PIL, ma una cura non deve togliere la vita al malato." (Rossi, lettera al Parlamento, Novembre 2006)

Concordo.

"In Europa, l’adozione di un rigido rapporto tra debito e PIL (3%) darà un colpo decisivo all’esperienza della socialdemocrazia che, già alle prese con la fine dell’ipotesi della continua crescita economica e con la progressiva subordinazione economica, culturale e militare all’imperialismo degli Stati Uniti del nord America, ora dovrà anche ridurre il suo storico ruolo di intervento nell’economia e nei servizi pubblici." (Rossi, lettera al Parlamento, Novembre 2006)

Questa e' solo una possibile opinione, tipica di una politica non liberale, ovvero di una politica economica radicale di sinistra. Per quanto uno si sforzi di apprezzarla, resta il problema dei numeri che non quadrano. La situazione dell'economia italiana e' il frutto di una politica economica a'-la John Maynard Keynes, ma all'Italiana. La teoria di Keynes dice che e' possibile rilanciare lo sviluppo con il debito.

L'esperieza italiana dimostra che esiste debito buono e debito cattivo. Il debito buono produce reddito a sufficienza da ripagare il debito stesso. Il debito cattivo produce una spirale negativa di costi ed interessi passivi in crescita, anche noto come bancarotta. Lo Stato italiano ha speso molti soldi per molte attivita’ cosiddette sociali, solo per alimentare il grasso stipendio di dipendenti pubblici, assoldati fra le fila di elettori influenti e amici di partito. Questo e' avvenuto indipendentemente dal colore politico. E' evidente a tutti ormai che quelli erano e sono debititi cattivi.

L'esperienza italiana dimostra anche che deve esistere un limite etico al debito pubblico. Non e' giusto indebitare il popolo, per poi vessarlo di tasse per ripagare il debito; e' una spirale senza uscita. Non e' giusto che un bambino nasca gia' con un bel debito come eredita' di cattive decisioni prese arbitrariamente da Governi incapaci di amministrare per il bene di tutti.

Che piaccia o meno, l'Italia e' in Europa, e per restare in Europa e' necessario imparare la differenza tra debito buono e debito cattivo. Chi si dichiara comunista, oggi, e' semplicemente un ignorante ed un ipocrita. E' ignorante, perche' parla di economia quando il suo credo politico rifiuta l'idea stessa di capitale. E' ipocrita, perche' da una parte predica una societa' comunista, senza soldi, senza banche, senza proprieta' privata, ma dall'altra ha soldi in tasca, ha un conto in banca, ha carte di credito, vive in un alloggio privato, possiede beni, spende denaro per viaggiare per lavoro o per vacanza. Il comunismo e' morto. Non e' possibile continuare a sognare ad occhi aperti. E' anche finito il tempo in cui le masse lavorano per ingrassare i dipendenti pubblici. Ci sono troppi dipendenti. Il rapporto tra debito e PIL deve essere ridotto, non con maggiori tasse, ma con minori entrate, facendo dimagrire la macchina burocratica, riducendo il numero dei dipendenti pubblici, riducendo lo stipendio di quelli gia' assunti, eliminando le pensioni per i politici (non esiste la professione di politico), e separando in modo netto il pubblico dal privato (basta con la partecipazione in societa', dove la stessa persona percepisce lo stipendio da dipendente pubblico e da dirigente). Basta con gli sprechi. Basta con i politici comunisti che vivono sulle spalle degli operai.

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