12 novembre 2006

Articolo 100

"Il Consiglio di Stato [cfr. art. 103 c.1] è organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nell'amministrazione. La Corte dei Conti [cfr. art. 103 c.2] esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo, e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato. Partecipa, nei casi e nelle forme stabilite dalla legge, al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria. Riferisce direttamente alle Camere sul risultato del riscontro eseguito [cfr. art. 81 c.1]. La legge assicura l'indipendenza dei due Istituti e dei loro componenti di fronte al Governo [cfr. art. 108 c.2]." (Articolo 100, Costituzione Italiana)

La Corte dei Conti ha il dovere istituzionale di fornire il suo giudizio critico indipendente sullo stato finanziario della nazione, ovvero sulle entrate, le uscite, gli asset ed il debito pubblico. Cosa ha fatto la Corte dei Conti in tutti questi anni?

Nella relazione del 10 Ottobre 2006 sulla finanziaria 2007, si legge quanto segue (pagina 4 e seguenti):

"Solo l'eccezionale crescita del gettito tributario avrebbe consentito, secondo il DPEF, di “contenere” il rapporto deficit/Pil entro il 4 per cento. [...] Secondo la prassi, il DPEF non forniva indicazioni sulla natura e sulle dimensioni dei possibili interventi di contenimento della spesa o di incremento delle entrate che avrebbero composto la manovra, rinviandone la puntuale definizione alla legge finanziaria."

Da cui capiamo che il DPEF e' stato scritto con i piedi.

"Nella scelta governativa di operare su due tempi, tali interventi di riforma dovrebbero consentire di contenere permanentemente i fattori espansivi della spesa nei settori critici (pubblico impiego e pensioni, in primo luogo), allentando di conseguenza il peso di una pressione fiscale che, nel 2007, è destinata ad aumentare in misura rilevante."

Da cui capiamo che la finanziaria 2007 non introdurra' tagli alla spesa nei "settori critici" (pubblico impiego e pensioni per i politici). Nel compiere riforme strutturali, i politici sono in evidente conflitto di interessi.

"La ricostruzione della manovra complessiva per il 2007 (legge finanziaria, decreto-legge e bilancio) – resa difficile dall’incompletezza delle informazioni rese disponibili nei giorni scorsi – pone in evidenza come il reperimento delle risorse per il contenimento del disavanzo tendenziale e per il finanziamento dei cosiddetti “interventi per lo sviluppo” sia stato affidato, in misura preponderante, a interventi di aumento del prelievo fiscale e, solo limitatamente, a correzioni della spesa."

Da cui abbiamo certezza che ci sarano nuove tasse.

"Valutare puntualmente quale sia l’incidenza dei provvedimenti di aggravio fiscale sul totale della manovra correttiva è un esercizio reso incerto dalla difficoltà di prevedere l’esito finale della nuova disciplina del patto di stabilità interno, che non esclude – per il rispetto dell’obiettivo di saldo - il ricorso degli enti territoriali all’aumento delle aliquote dei tributi centrali e locali."

Da cui capiamo che le minori spese a livello nazionale saranno dovute a tagli a livello regionale, le quali regioni saranno costrette ad innalzare le tasse locali; insomma, nel 2007 sia lo Stato che le Regioni spremeranno il sangue dei cittadini, a causa del conflitto di interessi dei politici, i quali preferiscono aumentare la pressione fiscale piuttosto che cercarsi un lavoro vero, ridursi lo stipendio, avere pensioni normali. Notiamo che le preoccupazioni del DPEF e della finanziaria sono incentrate sul mantenimento di stipendi e pensioni dei dipendenti pubblici, non sulla riduzione del debito pubblico.

"Questa scelta del governo determina – secondo le stesse stime governative – due implicazioni di segno molto negativo. ln primo luogo, una azione correttiva orientata sul prelievo fiscale e' destinata ad incidere in senso maggiormente depressivo sulla crescita economica (secondo la Relazione previsionale e programmatica il Pil crescerebbe, nel 2007, solo dell’1,3 per cento). In secondo luogo, ancora nel 2007 (dopo la forte espansione in atto nel 2006) si registrerebbe una crescita della spesa pubblica, che difficilmente vedrebbe ridurre la propria incidenza sul Pil."

Finalmente la Corte dei Conti esprime il suo giudizio. Da cui capiamo che la finanziaria 2007 non giovera' all'impresa, rallentando la gia' gracile ripresa economica, e che la spesa pubblica aumentera', piuttosto che essere ridotta. Insomma, la finanziaria 2007 avra' come effetto quello di alimentare il flusso di cassa negativo, risultando in uno stato finanziario peggiore di quello attuale.

"Solleva perplessità il rinvio a futuri provvedimenti legislativi delle scelte in materia di pensioni e di pubblico impiego, tematiche alle quali la Corte ha ritenuto di dover dedicare una attenzione particolare nella Relazione annuale di quest’anno e nella stessa audizione sul DPEF del luglio scorso. [...] La Corte non può, pertanto, non reiterare l’auspicio che i tempi di maturazione delle riforme della spesa, nei settori critici, siano significativamente accorciati. Sulle materie della spesa pensionistica e del pubblico impiego le analisi specifiche condotte dalla Corte sono da tempo a disposizione del Parlamento."

La Corte dei Conti lamenta il problema ripetutamente e senza ambiguita', cosa di cui il popolo sovrano e' infinitamente grato.

Il problema fondamentale rimane il debito pubblico. L'unico modo di acquistare buone condizioni di salute finanziaria e' quello di invertire il flusso di cassa, che e' oggi negativo. Affinche' questo sia possibile, le riforme strutturali sono necessarie.

"Il percorso di riequilibrio dei conti programmato fino al 2011 – e che prevede, per quella data, un azzeramento del disavanzo, un ripristino di un livello dell’avanzo primario prossimo al 5 per cento del Pil e una discesa del rapporto debito/Pil al di sotto del 100 per cento - si dovrebbe, peraltro, avvalere, in misura crescente, delle correzioni strutturali affidate ai disegni di legge delega e alle altre iniziative normative che il governo “collega” alla manovra di breve periodo."

La Corte dei Conti sembra aver lavorato bene, ma il Governo sembra non tenerne conto. Ho paura che nessuna legge finanziaria avra' mai il coraggio di introdurre riforme strutturali. Berlusconi stesso aveva promesso le riforme, per poi rimandarle a fine legislatura, e lasciarle sul tavolo. Questo governo ha promesso, anche lui, di fare le riforme. Come il precedente, si portera' a fine mandato, per poi lasciarle sul tavolo. La politica e' chiaramente in conflitto di interessi. Non e' possibile chiedere ai politici di licenziare se stessi, ridurre lo stipendio di coloro che restano, ed eliminare le loro pensioni. Ho paura che non si arrivera' mai ad una risoluzione del problema, e che l'Italia cadra' in bancarotta.

Riferimenti:
- DPEF 2007-2011
- FINANZIARIA 2007

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