17 dicembre 2006

Articolo 32: accanimento terapeutico vs eutanasia

"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. --- Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana." (Articolo 32, Costituzione Italiana)

L'eutanasia e' l'atto medico di uccidere un paziente senza infliggergli dolore, su richiesta dello stesso paziente. L'"accanimento terapeutico" e' l'atto medico di "curare" un paziente per lungo tempo e contro la sua volonta'. Entrambi gli atti sono contrari all'Etica medica. E' anche vero che l'insieme dei principi morali che governa la professione medica non puo' non riconoscere l'esistenza di una linea di confine tra medico e paziente. Se il paziente e' in grado di intendere e di volere, il paziente e' libero di accettare o rifiutare una terapia, ed il medico non puo' somministrare la terapia con la forza. E' possibile fare filosofia sui meriti di scelte individuali, ma resta immutato il principio morale di liberta' individuale.

Il Sig. Welby ha deciso di rifiutare la terapia, ed ha chiesto ai medici di andar via da casa sua, portandosi dietro tutti i loro strumenti e medicine. Qui nasce il problema. Nell'andar via, se il medico scollega il respiratore, Welby muore, e muore soffrendo. Questo e' inaccettabile, non solo per la professione medica, ma anche per lo Stato, che istruirebbe un processo penale contro il medico, o chi per lui. Il problema e' difficile, ma non irrisolvibile. In fatti, Welby e' in grado di agire con il pensiero e con gli occhi, che gli consentono di scrivere e comunicare. Welby potrebbe usare la sua seppur limitata abilita' per spegnere da solo il suo respiratore automatico, sollevando ogni terza parte da responsabilita'. Poiche' un tale meccanismo non e' gia' a sua disposizione, Welby non puo' non accettare il decorso naturale della situazione che gli e' dato di vivere.

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